La Cina è il cuore pulsante del mercato e-bike, il polo gravitazionale che assorbe, da sola, la stragrande maggioranza dei volumi di produzioni e di vendite globali; basti pensare che, dei 35 milioni di esemplari introdotti nelle catene di distribuzione in tutto il 2016, circa 30 milioni provengono o proverranno dai confini della Repubblica Popolare.
Ora, però, il comparto potrebbe subire uno scossone terribile: merito, o colpa, delle amministrazioni delle megalopoli di Pechino e Shanghai, le quali hanno deciso, sorprendentemente, di vietare l’utilizzo di bici e bici elettriche per tutte le vie più importanti e nevralgiche delle città. Il motivo? Molti, troppi i decessi provocati da sinistri che vedono coinvolti mezzi su due ruote.
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Le vittime della strada in Cina
D’altra parte, i numeri parlano chiaro: secondo i dati resi noti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, sulle strade cinesi, ogni anno, perdono la vita oltre 260 mila persone, il 60% delle quali sono pedoni, ciclisti e motociclisti. Stando invece alle rilevanze di Pechino, nel 2015 le bici elettriche sono state coinvolte nel 13% degli incidenti mortali su suolo cinese e nel 37% di quelli che hanno registrato feriti.
I mezzi elettrici cinesi subiscono una cattiva fama anche a causa di una violazione sistematica dei limiti previsti dalla legge: i mezzi, che dovrebbero pesare meno di 40 chili e non superare la velocità di 25 km/h, nella realtà sono spesso schegge capaci di raggiungere picchi ben più alti, a discapito di sicurezza e controllo.
Divieti e violazioni: confusione al potere
Un divieto, quello varato dalle amministrazioni, che però stenta a concretizzarsi nei fatti, e non potrebbe essere altrimenti. Pechino e Shanghai sono due tra le metropoli più caotiche e dense al mondo, i mezzi elettrici sono la soluzione più efficace per divincolarsi dalle congestioni urbane e riuscire a garantire un corretto funzionamento anche del sistema di distribuzione per i piccoli e grandi esercizi del posto.
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A Pechino, già nel 2015, è stato bloccato l’accesso ai mezzi a dure ruote su tutte le arterie centrali del centro storico, fino a Chang’an, lo snodo che attraversa e divide in due la città collegando la Città Proibita con Piazza Tien’anmen. Ma il governo stesso non sembra, ai fatti, davvero poco intenzionato a dichiarare guerra alle e-bike, e i trasgressori vengono puniti con un multa che si aggira su cifre inferiori ai 1.000 yuan, circa 1,30 euro. La situazione è complessa e, a tratti, ingestibile, attendendo nuovi sviluppi che dovranno portare a un punto d’incontro tra le necessità di non paralizzare le città e di fare in modo che le loro strade smettano di essere teatro di tragedie.

