La mobilità urbana in Italia resta uno dei numerosi talloni d’Achille. Una verità comprovata dai fatti, dal disappunto dei milioni di pendolari che, quotidianamente, affrontano treni, metropolitane e tram insufficienti per numero e che versano in condizioni inadeguate. Una verità che trova ulteriore conferma nell’ultimo Rapporto Pendolaria 2016, pubblicato da Legambiente e che mette in confronto le infrastrutture per la viabilità urbana di tutte le più rilevanti città dell’Unione Europea. Il Belpaese continua a palesare carenze strutturali storicizzate e che le amministrazioni continuano a dimostrare di non volere o potere colmare.

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Metropolitane: -50% sulla media UE
Il primo dato allarmante riguarda l’estensione delle linee metropolitane. In Italia possiamo contare su un tracciato totale di 235,9 km, circa la metà rispetto alla media UE. Per dare l’idea della situazione, in Germania esistono oltre 646 km di linee sotterranee; la sola Madrid può contare su un’estensione di oltre 290 km, Londra raggiunge addirittura i 464 km.

Speranze per il futuro? Poche. L’Italia non dà segni di miglioramento, se consideriamo che, a tutto il 2016, sono stati sviluppati appena 4,5 km di binari nelle sole città di Milano e Catania mentre Roma rimane ferma, inchiodata da problematiche logistiche, economiche e burocratiche.
Per il prossimo futuro sono previsti investimenti da 1,3 miliardi di euro, da destinare a opere di manutenzione e di implementazione dei progetti per le stazioni metropolitane di Torino, Milano, Napoli, Catania e Palermo, a fronte di un budget totale da oltre 90 miliardi stilato per le 25 opere prioritarie in Italia.

Linee ferroviarie: la situazione non è migliore
Non c’è da sorridere neppure a considerare le linee ferroviarie. Il Belpaese può contare su una distribuzione dei propri binari del tutto insufficiente e inferiore alla medie degli altri Paesi dell’Unione del 51,4%. I 672,2 km di linee per treni pendolari ci pongono a una distanza siderale dalla Germania, che raggiunge i 2.038,2 km; lontanissime anche Regno Unito e Spagna, che possono contare, rispettivamente, su 1.694,8 e 1.432,2 km totali di ferrovie mentre la Francia si ferma a quota 698,4 km, comunque al di sopra delle infrastrutture ferroviarie italiane.
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Cercare nuove soluzioni
In attesa che possano cambiare le attenzioni che i governi e le amministrazioni dedicano alla questione della mobilità, non resta che abbracciare nuovi modelli virtuosi di mobilità. Possiamo trovare conforto nel fatto che il Belpaese si è affermato come leader UE per lo sviluppo di modelli di viabilità cittadini di bike sharing e di e-bike sharing. La cittadinanza sta dimostrando sensibilità verso le nuove tecnologie di spostamento elettrico e i governi locali e regionali, sotto l’egida di Bruxelles, stanno giocando un ruolo prioritario nella sponsorizzazione di piattaforme di consumo condiviso e con modelli virtuosi come Milano e Firenze.

